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Quando le immagini e la cucina aiutano le parole

La scuola come la vita: un cammino cosparso di immagini.

Nel nostro Ente di Formazione Professionale InChiostro di Soncino (Cr), utilizziamo molte immagini. Sia nel lavoro con i ragazzi, sia online. Dietro questa scelta, c’è molto di più che una semplice vanità. Attraverso le immagini si può vincere la paura delle parole, la paura dell’apprendere nuove cose, soprattutto quando la nostra mente ha seri problemi a cui pensare. Già, perché quando è occupata da tante cose come: la difficoltà di attenzione, la criticità della disabilità, ma anche la prima esperienza d’ amore, la voglia di diventare grande, non ha tempo e voglia di concentrarsi su ciò che c’è scritto su di un testo.

Le parole, però, non devono spaventare, così come lo studio e i nuovi apprendimenti che devono essere applicati nonostante la nostra vita sia occupata a fare altro. Il cervello, non dimentichiamocelo, è plastico, si adatta, non è rigido, statico. Quindi, se si vuole, le parole le possiamo trasformare e immaginare. In questo modo, tutto diventa più logico.

Con i disegni, le mappe e le infografiche, apprendere è molto più semplice. Il pensiero, se ci “pensiamo”, spesso è già esso stesso intriso di immagini ogni qualvolta ci si sforza di esprimere concetti sfuggenti, o si intercettino espressioni che stimolano l’immaginazione e inducono altre immagini, ovviamente a loro volta produttive di emozioni e sensazioni.

I piatti e i caffè preparati non sono, in fondo, parole e sensazioni messe in immagini?

Il buffet

 

Le immagini sostengono la parola in un intreccio che ha il sapore dell’educazione.

L’interazione tra immagine e parola dà forma al linguaggio vivo, parlato da un soggetto profondamente radicato nella praticità della sua esistenza. Un linguaggio che, nella sua  multi-dimensionalità, ci appare come la più sofisticata delle conquiste della vita umana.

Ciascuno disegnando la trama dei propri pensieri, delle scelte, delle azioni e delle interazioni con gli altri, traccia anche un minuscolo o grande tratto della mappa mutevole che lo unisce come individuo a tutto il resto. E, poco o tanto, la modifica, rendendola più luminosa o opaca. In questa logica, ogni persona si trova così a difendere il valore
dell’apprendimento, dell’educazione e della scuola.

E’ così che ci sforziamo di fare ogni giorno, nella scuola di via Galantino a Soncino (Cr).

Noi siamo fatti di immagini: ciò che prepariamo al bar e in cucina ne sono l’esempio.

Noi stessi siamo quindi immagini e queste ultime con la loro capacità di rendere visibile, seppure per un attimo, l’invisibile, costituiscono modi per rappresentare, anche attraverso i sensi, quelle assenze che ci occupano e rappresentano. Sono quei ponti sui quali la nostra coscienza verbale può sporgersi verso l’invisibile, fonte spesso di angoscia ma anche di creatività.

La gioia nel riuscire a realizzare una ricetta.

La soddisfazione quando il cliente ci fa i complimenti per il caffè.

L’ autonomia quando sappiamo pagare da soli la colazione al bar.

I formatori si fanno promotori di immagini.

L’insegnante curricolare e di sostegno,  il cuoco e il maître di sala, nella nostra scuola, utilizzano ogni giorno tante immagini nel loro lavoro e attraverso di esse creano parole, poesia. Sono sensibili alla loro coscienza e all’elaborazione di ciò che li circonda. Si riconoscono e sanno dove la loro identità e quella dell’altro si è nascosta. Essi attraverso la creatività adulta, parlano con il ragazzo che hanno accanto, ma anche con quello che sono stati. Sono le persone giuste che possono sostenere il concetto secondo il quale: ognuno può plasmare il proprio cervello. Di conseguenza, essi lotteranno anche per confermare che ognuno può immaginare le proprie parole, sia attraverso mappe, sia attraverso piatti.  Quasi a sottolineare come apprendere non sia mai stato così facile. E concluderanno dicendo che ognuno, se vuole, può farcela solo aiutando se stesso.

E voi…avete letto tutte le parole o avete guardato soprattutto le immagini?

Noi la risposta la possiamo “immaginare”.

Esperimento riuscito.

Vi abbiamo dimostrato così che le immagini aiutano e spesso (si) sostituiscono alle parole.

Complimenti però a chi ha letto anche le parole.

Tanta roba.

In tutti i sensi.

 

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